giovedì 23 gennaio 2025

Segni medicei nel Tirolo del seicento.

Inizio questo nuovo post con una premessa dal momento che l'argomento trattato è collegato alla mia mostra Genealogia medicea, che si è tenuta nel 2002 all'Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera. 

La mostra si svolse nell'ambito del Progetto Paternità Artistica Architettura del corpo e dell'abitare, con il quale ho abbracciato vari campi. Partendo da un piano  personale ho cercato di arrivare a dare una valenza pubblica alla mia ricerca. Un'operazione che è risultata complessa anche per l'intrecciarsi dei temi affrontati.
     

Andrea Papi, Paternità Artistica, tecnica mista su carta, cm. 40x30, anno 1998 (part.)

Nella mostra di Monaco ho esposto le opere che avevo realizzato riguardanti le tematiche del progetto. Genealogia medicea è anche il titolo della grande tela esposta (che ho eseguito nel 1999), dove sono riprodotti i legami matrimoniali dei Medici con le altre famiglie europee, un albero genealogico dipinto. 


Genealogia medicea, Italienisches Kulturinstitut, München, 2002

Completava la mostra una serie di disegni e acquerelli su carta, intitolati Paternità Artistica, derivati dalle figure di un affresco barocco, che era stato da poco restaurato in palazzo Caccini.    

Palazzo Caccini, particolare dell'affresco nella volta di una sala del piano nobile.

Uno dei protagonisti del Progetto Paternità Artistica è Gian Gastone I, ultimo Granduca di Toscana della famiglia Medici (vedi anche Gian Gastone I e la musica alla corte medicea). Con lui, di orientamento omosessuale, la politica matrimoniale e gli intrecci dinastici che portarono al suo matrimonio, non hanno funzionato.

Cartoncino d'invito alla mostra Genealogia medicea, 2002


Entriamo adesso nel merito del presente articolo, che prende spunto da due fatti apparentemente distanti, avvenuti in tempi diversi, ma con un legame tra loro.  

Il primo risale al 2020 quando visitai a Bolzano la mostra I Medici del Tirolo / Die Tiroler Medici.

"Nel 1626 la linea tirolese degli Asburgo si imparentò con l'importante casata toscana dei Medici: innovazioni giuridiche in campo commerciale e una incisiva riforma di difesa territoriale, arricchirono il Tirolo durante la terribile Guerra dei trent'anni." 
Nella citazione si fa riferimento al matrimonio di Leopoldo V Arciduca d'Austria - Tirolo con Claudia de' Medici, figlia del Granduca di Toscana Ferdinando I e di Cristina di Lorena. In particolare al periodo in cui Claudia fu reggente del Tirolo per quattordici anni.

Il secondo spunto prende forma alcuni mesi fa, quando è andata in scena al Teatro della Scala L'Orontea, opera di Antonio Cesti.

"La prima esecuzione di Orontea fu fatta a Innsbruck nel 1656 per la corte di Ferdinando Carlo d'Asburgo - Tirolo e della moglie Anna de' Medici."

Claudia de' Medici è indirettamente ancora presente  nella veste di madre di Ferdinando Carlo e zia di Anna

Giovanni Maria Morandi, Ritratto di Anna de' Medici

Ferdinando Carlo e Anna erano amanti della musica, entrambi appassionati del repertorio italiano vocale. Nel 1652 affidarono al toscano Pietro Antonio Cesti l'incarico di direttore dei musicisti da camera della corte di Innsbruck, ruolo creato appositamente per lui. Negli stessi anni fecero costruire il teatro dell'opera di corte.


Salvator Rosa, Ritratto di Pietro Antonio Cesti

Cesti scrisse per la corte tirolese  opere che riscossero ampio successo. L'Argia fu rappresentata nel 1655 a Innsbruck in onore della regina Cristina di Sveziaper celebrare la sua conversione al cattolicesimo. Seguirono L'Orontea (1656) e La Dori (1657).

E' documentato che Ferdinando Carlo e Anna si recarono due volte in visita alla corte granducale fiorentina. Il viaggio del 1652 fu l'occasione per  ascoltare la voce e la musica di Cesti. I Granduchi di Toscana erano Ferdinando II, fratello di Anna e Vittoria della Rovere, sorella (da parte di madre) di Ferdinando Carlo

Nel 1661 ritornano nuovamente a Firenze, per partecipare al matrimonio del principe ereditario di Toscana Cosimo III con Marguerite Louise d'Orleans

Frontespizio del libretto de L’Ercole in Tebe

Durante i festeggiamenti fu messa in scena al Teatro della Pergola l'opera Ercole in Tebe, musica di Jacopo Melani. Anche in questa occasione troviamo Antonio Cesti, tra i cantanti. La sua memoria è ancora attuale a Innsbruck, dove si tiene il Concorso di Canto per Opera Barocca a lui intitolato.

Questo articolo, che sembra assomigliare sempre più ad un racconto, continua con un altro personaggio che era presente nel primo viaggio della corte tirolese a Firenze, Sigismondo Francesco Arciduca d'Austria - Tirolo. Figlio di Claudia de' Medici, alla morte del fratello Ferdinando Carlo nel 1662, rinunciò allo stato clericale per divenire Governatore e Conte del Tirolo. 

Giovanni Maria Morandi, Ritratto di Sigismondo Francesco d'Austria

Per mantenere il Tirolo indipendente era necessaria una continuità maschile, dal momento che Claudia Felicita era l'unica figlia ed erede di Ferdinando Carlo e Anna. Per questo Sigismondo Francesco nel 1665 si sposò per procura con Edvige del Palatinato - Sulzbach, purtroppo morì dodici giorni dopo. 

  
G. M. Morandi, Ritratto di Claudia Felicita d'Asburgo

Claudia Felicita, strettamente imparentata con i Medici, fu l'ultima della stirpe degli Asburgo del Tirolo. Molto dotata musicalmente, cantava e componeva musica. Sposandosi con l'Imperatore Leopoldo I, il Tirolo perse l'antica autonomia ed entrò nei possedimenti della monarchia asburgica.

Edvige del Palatinato in seconde nozze si sposò con il duca Giulio Francesco di Sassonia - Lauenburg e qui ritorniamo all'inizio, ai Medici. La loro figlia Anna Maria Francesca in prime nozze sposa il fratello del cognato di Giangastone de' Medici, in seconde Giangastone stesso, divenendo sulla carta Granduchessa consorte di Toscana senza venire mai a Firenze. Una storia che si conclude senza nessun erede.  

venerdì 25 ottobre 2024

UNDICI RITRATTI

E' dell'aprile del 1987 la mostra Ritratti che si tenne a Prato presso Dryphoto, Centro di cultura & tecnica dell'immagine meccanica. Sono undici ritratti che dipinsi di uno stesso modello. 

I quadri, come le altre opere che ho realizzato nel periodo, fanno parte del progetto Studi sul Maschile 1979 - 1990


Andrea Papi nello studio di Palazzo Caccini. Foto di Andrea Abati, 1987.

Come si legge nella presentazione fatta da Dryphoto, la mostra inaugurò il nuovo settore della galleria dedicato alle immagini non meccaniche, come la pittura, che appartiene alla manualità. 
Andrea Papi lavora principalmente sul ritratto e sul nudo, sceglie la tempera e l'acrilico per dipingere su carta e su tela. Predilige il grande formato dove prendono vita le figure che spesso si caricano della forza di corpi prepotenti raccontati a tratti ora spezzati ora fortemente incisivi. Complessivamente graffiante e inquieto Papi non accetta immediate soluzioni di gusto, le risoluzioni dei suoi quadri sono spesso lontane dalla gradevolezza usuale ed esprimono principalmente una violenza ora urlata, ora sussurrata. Il colore spesso si stende in delicate, vibranti velature, ma anche spesso in segni profondi come solchi, come tagli nella materia. Non occorre sottolineare l'erotismo di questi lavori, perchè quando compare il sesso è enunciato tanto palesemente da costituire tutt'al più il punto di partenza del viaggio intorno alle pieghe del reale.
Nelle foto seguenti sono visibili gli undici ritratti che erano esposti nella mostra. 
La tecnica è acrilico su tela, le misure sono cm. 120 x 150 ca. 

In conclusione dell'articolo il testo di accompagnamento al catalogo, scritto dal modello stesso. 


Andrea Papi, Ritratto I. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto II. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto III. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto IV. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto V. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto VI. 335 - 1987


Andrea Papi, Ritratto VII. 336 - 1987


Andrea Papi, Ritratto VIII. 336 - 1987


Andrea Papi, Ritratto IX. 336 - 1987


Andrea Papi, Ritratto X. 336 - 1987


Andrea Papi, Ritratto XI. 336 - 1987

In conclusione la presentazione fatta dal modello nel catalogo della mostra.
Andrea Papi, RITRATTI, Testo di L. Cibecchini,  Edizione In Dryphoto 1987.
...ho partecipato al compimento di questi ritratti non con la sola presenza fisica ma con un coinvolgimento mentale. Il rapporto tra me e Andrea Papi, tra il modello e il pittore, non è sicuramente di facile esplicitazione, e forse va colto nell'attimo in cui si compie l'opera e l'opera stessa ne è il risultato concreto... Potrei già sbilanciarmi nel dire che il suo lavoro si nutre della pura essenza di certi rapporti interpersonali e non solo nell'estetica prepotente che traspare dai suoi dipinti... Ogni seduta di posa era in realtà un incontro quasi casuale...


Andrea Papi, RITRATTI, testo di Luca Cibecchini, pagg. 1 e 4


Andrea Papi, RITRATTI, testo di Luca Cibecchini, pagg. 2 e 3


Andrea Papi, RITRATTI, copertina catalogo


mercoledì 25 ottobre 2023

Un percorso, sei anni di quadri (2003 - 2008).

Sono qui mostrati in una lunga successione quarantasette quadri che ho dipinto su entrambi i lati, recto e verso, nell'arco di sei anni dal 2003 al 2008. 
Il formato è quadrato, la tecnica mista su tela, le misure vanno da cm. 30x30 a cm. 80x80 ognuno. Partendo nei primi lavori da una composizione geometrica su entrambi i lati sono arrivato a realizzare dei soggetti reali (prevalentemente fiori) sul lato recto.
 
Per una visione dettagliata consiglio i due album seguenti.
Per gli anni dal 2003 al 2006: https://photos.app.goo.gl/NHRnowoYXdqsg7kt5 


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