mercoledì 21 febbraio 2018

Con Schifano e Piero Santi alla metà degli anni '80


Negli ultimi mesi del 1984 si tenne una mia mostra alla Galleria Numerozero di Bologna.
L'invito della mostra riportava una delle foto polaroid di Mario Schifano che ritraevano le mie opere, scattate ad Ansedonia.

Invito mostra di Andrea Papi - Polaroid di Mario Schifano, 1984



Invito mostra di Andrea Papi - Galleria Numerozero, Bologna 1984.

 
Dedica su polaroid di Mario Schifano, Ansedonia, ottobre 1984



Nello stesso anno avevo conosciuto Piero Santi alla Galleria L'Indiano. Per le edizioni L'Upupa, da lui curate, pubblicò una mia Minimonografia con un suo testo di presentazione, che qui in parte riporto con una selezione delle immagini.
In questo pittore il contemporaneo vive, mi sembra, nel fulgore del suo fascino e delle sue ossessioni. Davanti a queste opere la terminologia consueta è un poco disarmata... rischia di appannare certi segni che Papi offre senza mediazioni, diretti, appena spavaldi, e rivelatori di una sorta di "angoscia felice" (la contraddizione non è apparente!).
Papi non accetta infatti soluzioni di gusto, non risolve i suoi quadri inseguendo furbescamente il "consueto sensibile". E' violento, ma non direi esclamato anche se grida contro l'oggetto che ha scelto: sia questo il corpo umano, una testa, o il sesso, o qualunque altra "cosa" che lo inquieta.

Andrea Papi, Studi sul maschile, opera n. 1.130 - 1984

Andrea Papi, Studi sul maschile, opera n. 5.131 - 1984
Rimane coerente con la propria ansia e con la propria gioia; e poi non esclude il momento di follia che è annidato in ogni uomo. Infine: accetta la propria condizione umana, e il suo operare pittorico è stretto a quella condizione; ai suoi moti di umore e di sesso. Questo significa che il suo modo espressivo scaturisce dal di dentro; e solo a patto di non tradire una sua voce fonda e inevitabile, Papi lascia libera la sua immaginazione e il suo estro.

Andrea Papi, Studi sul maschile, opere n. 6.131 e 13.117 - 1984.
 
Andrea Papi, Studi sul maschile, opera n. 4.130 - 1984.

Talvolta la partenza è ancorata a un fatto sessuale: che non diventa però sensuale, perché Papi accoglie, mentre dipinge, la necessità espressiva: la cadenza delle linee di un corpo o di un volto, il ritmo spezzato e ritrovato; supera via via che dipinge ogni allettamento iniziale. Linee, spazi, colori; dobbiamo ascoltare quel che dicono questi elementi, il resto non conta (anche se ha contato, è ovvio, per lui, come spinta ardente, e anche se è merito di quella partenza se questa pittura rifiuta ogni formalismo). 
Estranea a una "misura" di cui Andrea Papi non accoglie la necessità, questa pittura è immersa negli aggettivi del tempo e ricca di audacia come certe musiche rock. Se riusciremo ad acoltarla, ci turberà... sospetteremo che intorno a noi si addensa una folla di oggetti - e di sensi - probabilmente irrimediabili. (Piero Santi)


L'anno successivo, nel 1985, Piero  mi invitò ad esporre alla Galleria La Bottega di Ravenna. 

Nella galleria, nell'ambito della mostra, fu eseguito il balletto Nomi K. danzato e coreografato da Roberto Fabbri, su musica di Klaus Nomi.


Invito mostra di Andrea Papi, Galleria La Bottega, Ravenna, 1985