In occasione dell'anniversario della nascita di Piero Santi pubblico il testo Di Piero, scritto da Mario Luzi nel 1989. L'avevo chiesto a Luzi per inserirlo, insieme a testimonianze di altri letterati, nel volume Intorno al cuore di Piero Santi, da me curato, uscito nella collana Quaderni di critica omosessuale (Il Cassero, Bologna 1989). Su richiesta di Luzi stesso, a causa della connotazione della collana, decisi poi di non inserire il testo. Si tratta di uno scritto molto vero che merita di essere riletto.
Mario Luzi, Piero Santi. Foto di Liberto Perugi |
Di Piero
Pensando a Piero Santi mi viene in mente quanto per la nostra generazione, forse perchè compressa e offesa dalla vita pubblica, è stata importante l'amicizia: e quanto Piero ne ha impersonato e cantato le estreme ragioni. Un modo di vivere, di sentire e di conoscere essenziale, non complementare a niente altro riguardo al valore: esigente dunque, ricco di rivelazioni umane, di felicità vitali e intellettive, ma anche di dramma: questo, e molto altro che lui solo potrebbe riassumere dopo averlo lucidamente e coraggiosamente detto in tanti suoi libri, è stata ed è l'amicizia per Piero Santi. La porta e la chiave, la musa e la regola.
Tuttavia l'immagine prima che ne conservo è piuttosto quella del maestro peripatetico: lui giovane seguito da un codazzo di più giovani amici che erano anche discepoli. E conservo questa immagine, credo, non per casuale evocazione, ma perchè essa è allo stesso tempo un emblema. Il dono e l'offerta dell'amicizia non l'avrebbero mai esentato dal compito e dalla vocazione di mente egemone. Da qui, direi, la complessità della sua esistenza ma anche la sua accesa foltezza di scrittore.
Di tutto questo parlerei con più cognizione e forse con più verità se fossi stato anche io, come lo furono altri amici poi divenuti importanti, al suo seguito nelle deambulazioni e nelle assise dove si esercitava la sua amicale maieutica. E questa parola socratica gli si addice solo fino ad un certo punto: per la pratica della sua comunanza di vita, forse, non certo per il metodo razionale, essendo lui piuttosto impetuoso nelle sue affezioni come nelle sue idiosincrasie.
L'ho conosciuto assai presto ma non così presto da partecipare alle adunanze o alle scampagnate del suo mutevole gruppo. Mi colpì subito la sua intelligenza acuta e allo stesso tempo passionale, veemente. Essa ha spesso prodotto per eccesso una certa dismisura tra la sua carica egoica e l'oggetto del conoscere; così come la sua furente (e insofferente) affettività l'ha creata riguardo all'oggetto del suo sentire.
Queste dismisure Santi le ha, per così dire, cavalcate. La sua scrittura ne ha derivato talora vigore e pathos, talora una dirotta sovrabbondanza elocutoria, mai però banale. Ma sono impressioni tutte da verificare, di fatto si impone la sua sorte di uomo libero, non integrabile se non nel regime, appunto, dell'amicizia; che è sicuro in certi aspetti, in altri morbido, fallace e avventuroso. E' una sorte scelta e subita senza veri compromessi: neppure lo scrittore si è accontentato del piccolo "capo d'opera", ha sfrenato piuttosto le sue forti facoltà in una caccia implacata come irraggiungibile è la preda.
Forse Santi non si sente in crdito, i parametri per lui non contano. Ma noi oltre che amici siamo pure distrattamente testimoni: e per questo vorremmo gli fosse resa almeno un po' di giustizia.
Di tutto questo parlerei con più cognizione e forse con più verità se fossi stato anche io, come lo furono altri amici poi divenuti importanti, al suo seguito nelle deambulazioni e nelle assise dove si esercitava la sua amicale maieutica. E questa parola socratica gli si addice solo fino ad un certo punto: per la pratica della sua comunanza di vita, forse, non certo per il metodo razionale, essendo lui piuttosto impetuoso nelle sue affezioni come nelle sue idiosincrasie.
L'ho conosciuto assai presto ma non così presto da partecipare alle adunanze o alle scampagnate del suo mutevole gruppo. Mi colpì subito la sua intelligenza acuta e allo stesso tempo passionale, veemente. Essa ha spesso prodotto per eccesso una certa dismisura tra la sua carica egoica e l'oggetto del conoscere; così come la sua furente (e insofferente) affettività l'ha creata riguardo all'oggetto del suo sentire.
Queste dismisure Santi le ha, per così dire, cavalcate. La sua scrittura ne ha derivato talora vigore e pathos, talora una dirotta sovrabbondanza elocutoria, mai però banale. Ma sono impressioni tutte da verificare, di fatto si impone la sua sorte di uomo libero, non integrabile se non nel regime, appunto, dell'amicizia; che è sicuro in certi aspetti, in altri morbido, fallace e avventuroso. E' una sorte scelta e subita senza veri compromessi: neppure lo scrittore si è accontentato del piccolo "capo d'opera", ha sfrenato piuttosto le sue forti facoltà in una caccia implacata come irraggiungibile è la preda.
Forse Santi non si sente in crdito, i parametri per lui non contano. Ma noi oltre che amici siamo pure distrattamente testimoni: e per questo vorremmo gli fosse resa almeno un po' di giustizia.
Mario Luzi
A destra: Andrea Papi, Ritratto di Piero Santi, di uno sconosciuto e autoritratto.
Intorno al cuore di Piero Santi, a cura di Andrea Papi, Quaderni di critica omosessuale, Centro di documentazione Il Cassero, Bologna 1989.
Testi di Franco Fortini, Rita Guerricchio, Attilio Lolini, Stefano Casi, Sergio L. Miranda, Sandro Sardella, Giuseppe Grattacaso, Bernard Comment. Con un testo inedito di Piero Santi, Calispera.
Nel 2012 Piero Santi è stato ricordato dal Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux. Presso l'Archivio Contemporaneo, è presente il Fondo Piero Santi .
Conferenza in ricordo di Piero Santi, Sala Ferri Gabinetto Vieusseux, Firenze, 2012 |
Del 2013 è la tesi di laurea di Antonio Tarantino: "La nostra poesia ha radici nere". Piero Santi, un'inquieta vitalità, Università degli studi di Padova.
Complimenti
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